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Se la verità sta nei «fatti di mezzo»

di Armando Massarenti

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21 marzo 2010


Fate un piccolo esperimento. Chiedete a due o tre persone quanti sono gli abitanti della terra. Qualcuno vi dirà 5 miliardi, qualcun altro 6. Pochi vi diranno la cifra esatta (6,8). Perché? La questione è più sottile di quel che sembri. In genere pensiamo che esistano due tipi di fatti: i fatti che non cambiano nel tempo (l'altezza del Monte Bianco o la capitale degli Stati Uniti) e i fatti che fluttuano in continuazione, come il tempo atmosferico o l'andamento dei mercati. Ci sfugge un terzo, più insidioso, genere di fatti: quelli che cambiano lentamente. Tendiamo a considerarli come del primo tipo, mentre in realtà si modificano impercettibilmente nel corso delle nostre vite. La popolazione mondiale è un tipico esempio.

Un altro è il cambiamento dei centri urbani, per cui all'improvviso magari ci accorgiamo che un quartiere malfamato è diventato un'isola felice. Samuel Arbesman, fellow alla Harvard Medical School, ha coniato un neologismo per catturare questa idea: i "mesofatti", o fatti mezzo, e ha aperto un sito, mesofacts.org, per lanciare una newsletter che promette un costante aggiornamento su questo genere di fatti. Potrebbe essere una piccola rivoluzione. Le nostre scuole ci lasciano del tutto disarmati nei confronti dei mesofatti. Un figlio del babyboom che ha studiato chimica negli anni '70 in genere non sa che la tavola periodica è venuta arricchendosi di ben 12 elementi, e penserà ai dinosauri alla vecchia maniera, cioè come animali lenti e a sangue freddo. Provate ancora a chiedervi, con Arbesman: quanti sono i possessori di telefonini nel mondo? E i pianeti extrasolari scoperti finora? Aggiungerei un'altra non meno insidiosa domanda: e quanti sono i pianeti del sistema solare? Anche quelli sono cambiati, non però in forza di una nuova scoperta ma di un nuovo modo di definirli (Quanti si ricordano dell'estromissione di Plutone? Certamente non gli estensori degli oroscopi).

Plaudo all'iniziativa di Arbesman, anche se credo dovrebbe distinguere meglio tra mesofatti che comportano anche cambiamenti di paradigma (come accade con i pianeti e con il Dsm per le malattie mentali) e mesofatti puri e semplici che procedono per mera accumulazione di dati. È comunque un modo nuovo e diverso di tenerci aggiornati, perché è vero che per lo più gli stessi media sono schiavi dei fatti vecchia maniera.

Se continueremo a non prestare attenzione ai mesofatti – è il monito di Arbesman – potremo finire bolliti come la famosa rana che non si accorge che piano piano l'acqua in cui è immersa si sta scaldando sempre di più. Allora, cari lettori, aiutateci a saltar fuori in tempo dalla pentola. Segnalateci i vostri mesofatti.

a.massarenti@ilsole24ore.com

21 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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